Under 14 – Cercherò la libertà

Cercherò la libertà

di Lucrezia Catino

Tutor: Antonella Tredicine – Scuola: I.C. Via Ferraironi di Roma

 

Da giorni ormai sto affrontando questo interminabile viaggio. Seguo i miei compagni e affido loro la mia speranza nel giungere presto a destinazione. Quanti passi ho compiuto finora? Quanti ancora ne dovrò fare? Resisterà il mio corpo sotto il sole rovente che incendia la mia anima e che brucia i miei pensieri fino a farli evaporare in cielo dove si uniscono ai sogni e ai desideri appartenenti ai miei compagni? Io la vedo quella nuvola di speranze evase dai nostri corpi consapevoli del fatto che non avrebbero potuto mai esaudirsi. Sono in cielo e si camuffano dietro gli uccelli. Osservo l’andamento di questi ultimi e quasi invidio la leggerezza con la quale corrono via seguendo il vento. Invidio il loro batter d’ali, soave ed armonioso, che rende il loro viaggio ammirevole.

Poi guardo i compagni con i quali spartisco le sofferenze di questo infinito viaggio e noto i pesanti passi che calpestiamo la terra sotto i nostri piedi. Vedo lo sgraziato andamento di chi sostiene un carico troppo pesante per le proprie spalle. Le gambe esauste e tremanti sono poi indizio di stanchezza ma allo stesso tempo di forza di volontà che muove quei corpi instabili. Gli occhi infine sono come un varco verso il cuore di noi migranti, rispecchiano la nostra anima. Sono la trama della nostra vita, la chiave per comprendere le emozioni di ognuno di noi. Ebbene negli occhi di questi viaggiatori vedo solo lacrime, disperazione e inconsapevolezza. Provo ad allontanare la mente da questo straziante cammino e cerco conforto nelle più remote memorie di una vita felice, ricordi di un mondo, del mio mondo, indipendente dalla sorte della guerra. Guardo indietro. Vedo la mia terra natale, la mia famiglia, le mie sicurezze e la mia serenità. Mi ritorna in mente il sorriso che tanto amavo trovare sulle labbra dei miei parenti, una certezza che simboleggiava liberà d’animo e purezza di pensiero.

Ricordo la spensieratezza e la realtà di quegli attimi impressi nel mio cuore, momenti unici e irripetibili. Mi aggrappo con tutta me stessa alle speranze di un tempo, mentre una fitta nebbia mi priva delle mie memorie per sostituirle con angosce e sofferenze, sintomi di guerra. Ricordo lo sconforto e la desolazione che quest’ ultima porta con sè. Riaffiorano in me le sensazioni che ho provato nel mio paese, ormai ridotto in un enorme accumulo di macerie e di corpi strappati dalle proprie anime. Brucia sulla pelle la tortura di sapersi infinitamente legata ad una terra che muore, che viene uccisa dall’indifferenza. Sul mio volto si disegna una maschera di terrore e ai miei piedi si legano due pesanti catene che mi impediscono di sfuggire dalle pene del passato. Le mie mani si chiudono inconsciamente in pugni e una lacrima rovente solca sul mio volto una cicatrice. Guardo avanti. Cerco nel mio avvenire la cura delle mie disperazioni, la soluzione al tormento. Spero in un futuro tutt’altro che muto, in un’ esistenza stabile.

Vorrei trovare libertà e certezze, principi alla base della vita che ho immaginato di trascorrere da tanto tempo. Vorrei vedere quel sogno, che mi spinge a continuare il lungo viaggio, realizzarsi. Vorrei il frutto dei sacrifici che sto facendo. Sono in bilico tra ciò che desidero e ciò che il destino mi riserva. Mi arrendo così alla convinzione di una vita vuota, senza legami. Sempre sottomessa. Mi concedo al perenne rammarico di un’ esistenza muta e cieca sempre schiacciata dall’indifferenza. I miei passi si arrestano. Non realizzo immediatamente il perché di questa improvvisa sosta, così spontanea per il mio corpo ma ancora ignota per la mia mente. Il caos si propaga tra i miei compagni viaggiatori, ma io resto muta, sola tra la gente. Mentre una confusione assordante riempie ogni membrana del corpo, alzo gli occhi per osservare la ragione che ha interrotto il nostro cammino. Scorgo da lontano una barriera, una muraglia, un recinto di filo spinato. Vedo le mie torture concretizzarsi.

Mi gira la testa, la vista mi si appanna, i muscoli si irrigidiscono, la mascella si serra, le mani restano immobili lungo i fianchi. Le ginocchia tremano, mi comunicano che sono profondamente sfinita e mi accascio a terra. Cado nella più profonda disperazione. Mi rendo contro dei quanto sono stati inutili tutti i miei passi, le mie lacrime, le mie speranze. Il respiro si fa affannato e nonostante il sole sembri infuocato, ho freddo. Resto immobile, distesa in terra, il corpo coperto di lividi e la coscienza allagata dai dubbi. Perché le persone al di la della muraglia non ci vogliono? Siamo sbagliati? Forse troppo poveri, troppo soli, troppo tristi per un mondo in evoluzione. Probabilmente ci credono d’intralcio nella loro vita costante e organizzata. Ma se provassero soltanto per un momento ad abbattere l’indifferenza e a guardare in faccia la realtà, si renderebbero conto che anche noi umili, noi ultimi, desideriamo esattamente ciò che desiderano loro: la felicità.

Sogno soltanto di poter camminare a testa alta senza essere osservata come un’ estranea, senza essere riconosciuta come diversa, ma come cittadina del mondo, dello stesso mondo. È però ovvio che questi miei ideali non sono rispettati, ne può essere testimone il possente muro che ha messo fine alle mie speranze. Vedo intorno a me la gente che corre, che urla, che cerca una via di scampo, che lotta. Ma io sono stanca di lottare, non ho più le forze per combattere. Chiudo gli occhi e mi abbandono all’oscurità. Ogni energia è stata prosciugata dal mio corpo, ogni sogno infranto ed ogni speranza negata. Mi addormento in un sonno profondo, quasi liberatorio. Evado dalla mia condizione di suddita e di colpevole. Mi sento leggera, così leggera che potrei volare. Mi addormento e spero con tutta me stessa di non risvegliarmi più. E se questo mondo non può darmi la libertà, la cercherò altrove, dove non ci sono regole o sottomissioni.

Dove non ci sono guerre. Dove non ci sono etichette o paraocchi. Quando il cielo sarà limpido e il sole splenderà di una luce candida, io sarò lì. Quando la neve imbiancherà i monti, fresca e pura, io sarò lì. Quando il fiume scorrerà lungo il bosco incontaminato, io sarò lì. Quando le foglie cadranno in autunno, leggere come piume, io sarò lì. Quando il mare sarà limpido e mostrerà i pesci colorati, io sarò lì. Quando l’arcobaleno illuminerà le città e farà sorridere gli infelici, io sarò lì. Quando il vento porterà via con se ogni sbaglio, ogni errore, io sarò lì.

Io sarò sempre dove un sorriso potrà nascere e cercherò la libertà.

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