Under 14 – Hevi
Hevi
di Sofia Peri
Tutor: Maria Rosaria Anzaldi – Scuola: I.C. Padre Semeria di Roma
Rosso. Rosso. Rosso come il sole, il suo calore, rosso come i campi bruciati. Rosso come quel buon piatto di Zi Bahui, rosso come gli occhi dopo i pianti. Rosso come quelle labbra carnose,cornici di una bocca sorridente; rosso come la pelle dopo le frustate. Rosso come quell’ultimo bacio di papà,rosso come gli ultimi baci di ogni uomo a terra. Ogni uomo qui davanti a me sdraiato senza respiro davanti a quegli occhi piccolini, da cerbiatto dicono, quelli che vorrebbero tanto urlare ma non hanno voce; quelli che vorrebbero conquistare il mondo,ma non hanno forza; quelli che vorrebbero sorridere,ma non hanno denti; quelli che vorrebbero chiudersi, ma chissà perché non lo fanno. C’è un perché,c’è un motivo:si chiama HEVI (SPERANZA).
Quegli stessi occhi,quelli da cerbiatto sì,quelli pieni di lividi,pieni di segni,pieni di lacrime,beh si quelli,proprio quelli,in un punto ben preciso,nel bel mezzo della pupilla, tra l’iride e la cornea, proprio lì c’è una forte luce bianca,un piccolo lampo in una notte perpetua,un fuoco acceso,sì, sempre acceso,come un faro in mare aperto,una lanterna che non muore mai,come una piccola stella, questa stella è l’HEVI.
È proprio quel mare aperto, sì, quello con il faro, quello è la mia HEVI. Quegli occhi da cerbiatto lo osservano, lo ammirano, i suoi moti, il suo cangiar all’imbrunire, il suo splendor all’albeggiare, il suo cupore al tramontar… Attimi, momenti, minuti, ore, per giornate intere da quell’ iride partiva un qualcosa,come un filo che giungeva a quella luce, quella del faro,per poi raggiungere la cresta delle onde più burrascose, o le pieghe di quelle assopite, quel filo, quel filo è l’HEVI.
…E poi c’è quella spiaggia, quella sempre vuota.
Di giorno non c’è mai nessuno, il silenzio regna indiscusso, ma quando i raggi del sole si affievoliscono, quando la luce lascia spazio alle tenebre ecco che inizia il trambusto. Un veloce e disordinato movimento di uomini,donne e molti bambini, quel magico silenzio, quello spettrale, raccoglie ora in sé tutta la sua potenza, per poi esplodere in urla, pianti e lamenti. Pochi sono i sussurri, pochi gli schiocchi dei baci.
Al tramonto inizio a correre, la cena per i miei fratelli dovrebbe già essere sul fuoco mentre io sono ancora qui, con il naso gelido tra le rocce, le mani aggrappate allo scoglio e gli occhi aggrappati alla curiosità. Curiosità, voglia di sapere, scoprire cosa c’è oltre, che fine fa questa grande barca colma di gente quando il mare finisce.. quando in quel punto perfetto, l’imperfezione di ogni onda incontra la retta linea del cielo, lo abbraccia, lo sfiora; questi occhi da cerbiatto riescono a seguire quell’insieme di ombre, voci e luci, tutte riunite verso un’unica ma a me ignota meta fino a quel punto,ogni sera lo stesso punto, e poi.. tutto svanisce, tutto scompare, il silenzio si rimpossessa del suo regno e una grande onda arriva puntualmente come a sotterrare ogni frammento di curiosità.
E come al sole sussegue la luna, come al seme sussegue il frutto, come alla vita sussegue la morte, così al tenebroso silenzio sussegue il disordinato trambusto. Come un rituale giornaliero. Ogni giorno mi avvicino sempre di più, captando nuovi stati d’animo, nove leggere sfumature di quei netti e decisi colori di mare, cielo, terra e vita. Vite umane che abbandonano così ogni certezza, ogni concretezza per qualcosa di astratto, incerto… forse migliore….forse una condanna….forse verso la fine, ma forse è proprio l’inizio.
Dettagli sempre più netti si delineano davanti a me,per ogni uomo che sale sullo scafo, una paga al conducente,per ogni lacrima una frustata, per ogni grido una bastonata, per ogni segno di vita,una minaccia di morte.
L’HEVI si appropria ogni giorno di un pezzetto in più di me, del mio cuore, il mio cuore è SPERANZA,ogni battito una spinta per andare avanti, verso dove…chissà…verso un’altra vita, sperando sia migliore, basta sia vita.
VITA… poi cosa vogliono dire queste quattro lettere in questo ben determinato ordine…vogliono rappresentare qualcosa di indeterminato e disordinato, di emozioni e concretezze, di castelli sospesi in aria e fortezze ben saldate a terra. Vita vuol dire ciclicità,ciclicità vuol dire monotonia, monotonia vuol dire morte. E se la vita è morte…noi che viviamo a fare?! Forse questa monotonia può essere interrotta da qualcosa, questo buio da un lampo, questo deserto da un mare. Vita non è solo sacrificio,non è solo sofferenza, non deve e non può essere così… non può essere umiliazione, discriminazione, fame…
Questo lampo è forse la speranza, quel fuoco seppur piccolo e fioco, quello che resiste al vento, che sembra spegnersi dopo le tempeste ma che in realtà non muore mai, è capace di bruciare il mondo con la sua potenza, anzi di illuminarlo. Quel fuoco che ogni giorno mi attira di più abbandonando ogni obbligo, ogni dovere, ogni monotona e perpetua sofferenza, quel fuoco sta proprio lì su quella barca, quella sola e vuota fino all’ultimo baglior del sole, e poi gremita, colma, non tanto di persone, quanto di fuochi, piccoli ma potenti fuochi, piccoli pezzetti di HEVI, piccoli frammenti di speranza.
Questa sera, questi occhi sono ipnotizzati dall’immagine di una piccola donna, di una bambina, intorno ai 16, è bella, radiosa, bello il suo sorriso, bella la sua luce, belli i suoi eleganti gesti, il suo modo di fare come fiabesco, come se estranea a questo mondo, a questa realtà. La sua bellezza non ha incantato solo me, ha incantato, anzi attirato, anche lo sguardo, le mani, la forza, le possenti braccia dell’uomo, quel mostro, colui che terrorizza anche gli sguardi innocenti dei neonati,colui che umilia davanti a tutti questa fiabesca natura, la denuda, le toglie tutto, vestito, dignità, scarpe, magia, speranza… tutto. Tutto. Lei non ci sta, si ribella, lotta, si muove, urla, grida, piange, muore.
Il suo corpo non ha più carne,la sua grazia non ha più corpo,la sua anima sembra svanire,ma il suo fuoco rimane potente, invincibile. Come a testimoniare la sua presenza in questo mondo e la sua voglia di continuare ad occuparlo. E se a continuare la sua fiaba fossi io? Se fossi io la protagonista di questa nuova storia,questa nuova fiaba che tutti i bambini leggeranno
C’èra una volta in un regno malvagio una fata bellissima,con poteri sovrumani, con grazia eterea. Arrivò un giorno un brutto orco che la mangiò per tenere sempre con sé la sua bellezza. Apparve poi Jindi, una semplice ragazza di 15 anni che trovò a terra un pezzetto di cuore della giovane fata,lo raccolse con delicatezza e lo prese con sé, continuando a vivere la sua vita facendo giustizia al suo cuore, seppur piccolo, pieno di emozioni, energia, battiti veloci, netti, pronti a scandire il tempo,il tempo di questa nuova vita.
…E vissero tutti felici e contenti..
Forse non proprio tutti, forse non proprio felici e contenti,
ma in molti vissero,e questo è ciò che conta.
E mi ritrovo ora qui,il mio fuoco in questo incendio,il mio HEVI che combatte per arrivare..arrivare…arrivare in quel punto perfetto dove si fondono onde e stelle, realtà e fantasia,sogni e sofferenze, horror e fiabe…
Intanto donne incinta si lamentano, bambini dormono, altri piangono,alcuni si guardano attorno smarriti come cercassero un punto fisso, statico,un punto di riferimento in un turbinio di emozioni come un tornado, un uragano…tutto corre,tutto si sposta velocemente. Solo la luna è lì ferma nel medesimo punto, come a proteggerci,a proteggere il fuoco che è in noi… lei… nella sua semplicità, nella sua pura bellezza, come rincorresse sempre ogni uomo sulla terra,come non ne volesse mai abbandonare uno, come una mamma,quella mamma che non ho mai avuto.
Tra le onde cullanti di un dolce riposo e quelle spigolose di una lotta tra demoni, la luna si specchia e sembra come toccare il suo riflesso ma questo si allontana, come scappase…non riesco a toccare quel punto così perfetto, non riesco a sorpassare la luna,non riesco ad immergermi nel suo riflesso, non riesco a vedere nessuna meta…
Blu. Blu. Blu come il cielo e le sue mille sfumature. Blu come i lividi dopo le bastonate. Blu come ogni piccola onda che si schianta sugli scogli. Blu come pezzetti di HEVI che si schiantano sulla vita. Blu come il vestito di una fata. Blu era il vestito di quella fata al momento della sua morte. Blu. Blu è il colore dell’infinito, l’infinito è la meta di ogni anima, l’anima è colei che non fa spegnere quella fiamma,quella fiamma non fa morire il nostro infinito,quindi la nostra anima, la nostra fiamma, la nostra vita.