Under 14 – Migranti
Migranti
di Valentina Chieppa
Tutor: Chiara Maffei – Scuola: I.C. Cesare Battisti di Roma
20 giugno 2011
Anche quell’estate, la nonna ci ha radunati tutti nella sua grande tenuta in campagna, per trascorrere in sua compagnia i due lunghi mesi estivi.
Quell’anno, il gioco che aveva proposto a noi nipotini era veramente unico …
Aveva comprato grandi vasi di argilla e ne aveva assegnato, a sorte, uno ciascuno.
Poi ci aveva consegnato un sacchetto di semi a testa e un bigliettino con le istruzioni per piantarli.
Obbiettivo: far fiorire a fine estate i semi!
Nei vasi, però, non c’era la stessa terra: alcuni avevano solo sassolini o terriccio poco fertile, e anche l’acqua non era uguale per tutti.
Con il passare dei giorni, alcuni vasi iniziarono a fiorire ed alri no … Capimmo, allora, che la nonna non sarebbe stata felice fintanto che tutti i fiori non fossero sbocciati, e che per fare ciò era necessario spostare i semi nei vasi con la terra migliore.
Allora ci aiutammo a vicenda e cominciammo a travasare i semi più “sfortunati”, facendo loro spazio nei vasi con la terra migliore.
A fine estate, come per magia, fiorirono tutti; non solo, i fiori dei vasi che ospitavano i semi “sfortunati” divennero ancora più belli, perché si arricchirono delle loro sfumature di colore.
Così la nonna, prima di salutarci, ci premiò tutti, soprattutto i nipoti che avevano aiutato gli altri a far sbocciare i semi “sfortunati”, che, senza sceglierlo, erano stati destinati a vasi con terra povera .
Quel gioco meraviglioso non lo dimenticherò mai, come non dimenticherò mai quando la nonna mi ha parlato di te, dicendomi che anche lei, proprio come te, aveva solo quindici anni quando il destino le si accanì contro, ma che, a differenza tua, lei non morì …
– Non morii – mi disse – perché ho potuto cambiare vaso, e sbocciare a nuova vita. –
Sì, proprio così, lei che, nel suo paese, il Pakistan, per i talebani era colpevole di aver gridato al mondo il suo desiderio di leggere e studiare, e che, mentre era nel vecchio autobus che la riportava a casa da scuola, fu colpita da un proiettile in viso, rimanendo in fin di vita. Ma poi, da lì, cominciò per lei un nuovo viaggio…
Si spostò con tutta la sua famiglia in occidente, in un Paese che l’accolse e le permise di studiare, fino a vincere, addirittura, il premio Nobel per la Pace.
Ma ogni volta che le chiedevo di raccontarmi la sua storia, alla fine, le si solcava il viso di lacrime e mi diceva che sicuramente anche tu avresti potuto salvarti se le richieste di asilo del tuo papà non fossero state respinte.
La tua “colpa” era di essere ebrea e di essere nata in Germania. Avevate provato a fuggire dal nazismo, mi raccontava, rifugiandovi in Olanda, ma il tuo papà sapeva di non essere al sicuro, così provò ad andare oltre Oceano, ma non ci siete riusciti, perché gli Stati Uniti avevano limitato l’accoglienza degli stranieri durante la guerra.
E così tu non ce l’hai fatta, perdendo la vita a soli quindici anni, in un freddo e tetro campo di concentramento .
Eppure, ebreo come te era un certo Albert, che, però, fu più fortunato.
Più o meno nello stesso periodo fuggì dall’Europa e fu accolto in America, dove sbocciò alla vita, regalando all’umanità le più grandi scoperte scientifiche.
-Cara nipotina, come hai potuto capire, tutti i semi dovrebbero essere curati e accolti con amore per poter sbocciare, ma non sempre possono scegliere di nascere nel vaso migliore; allora sono costretti a spostarsi e cercare un altro vaso con la terra più buona. Se sono fortunati, e lo trovano, sbocciano, altrimenti muoiono.-
Oggi è l’anniversario della tua morte, Anna, ed è per questo che ti ho scritto, per dirti che penso sempre a te, avendo in mente gli insegnamenti di mia nonna Malala.
Tua V.
-Miao!!
Di sobbalzo mi risveglio, e scopro di essermi assopita con il nuovo libro, che mi ha regalato la mamma, tra le mani, dal titolo: ‘’ Io sono Malala: la mia battaglia per la libertà ‘’.
Non mi sono mai sentita più fortunata di così, libera di studiare e vivere nel mio paese, eppure, anni fa, anche lo zio del mio papà ha dovuto lasciare il suo piccolo paesino della Basilicata, per trovare fortuna in America, portandosi dietro tutta la famiglia; così come mia nonna materna, per cominciare a lavorare, dalla Puglia si è dovuta trasferire in Lombardia, diventando una bravissima e stimata insegnante, che, ancora oggi, tutti salutano con affetto.
Non so se da grande lascerò il mio paese, ma vorrei tanto sperare di sentirmi a casa anche fuori dall’Italia, perché, secondo me, siamo tutti fratelli, anche se diversi nella religione, cultura e colore della pelle.
Vorrei tanto poter raccontare il mio sogno a tutti gli attuali capi di Stato, proprio ora che, dopo la caduta del muro di Berlino, dopo l’Europa Unita, con la Brexit e con l’elezione di Trump il mondo sembra voler fare un passo indietro, e alzare, di nuovo, barriere; perché io, ad un mondo che non va al di là del proprio naso, non ci sto!!
Voglio un mondo senza confini, senza paura di annegare nel tentativo di trovare la strada verso la libertà, un mondo in cui tutti possano viaggiare, muoversi alla ricerca dei propri sogni, dando voce alle proprie speranze, senza essere additati come diversi, come emigranti.
“Attraversare il mare non è un gioco
Sfidare le onde accanite non è poco
E ogni giorno mi chiedo il perché
Tutto ciò non sia capitato a me, ma proprio a te
Perché la sorte mi abbia affidato
Il destino da te tanto desiderato
Vorrei che queste mie parole si unissero, in fila,
a formare un ponte dall’una all’altra riva
Così che ogni persona arrivi viva”