Under 14 – Quarant’anni quaranta giorni
Quarant’anni quaranta giorni
di Lavinia Mercuri
Tutor: Sara Pompili – Scuola: Ist. San Giovanni Bosco di Roma
Egitto, Giaela.
Gli egiziani stanno annientando il mio popolo. Ci trattano come fossimo delle bestie. I nostri pasti sono miseri, quasi inesistenti, mangiamo solo pane e cipolle, le nostre gambe e braccia sempre più stanche, magre, piene di lividi e ferite per le continue frustate. I piedi scalzi sanguinano.
Mi chiamo Giaela, sono una ragazza di sedici anni, credo, perché non ho cognizione del tempo che passa, l’ultima cosa che mi importa è contare i giorni.
Io posso sopportare questi maltrattamenti, ma mio padre, mia madre, loro non possono, sono ormai anziani. Li vedo morire giorno dopo giorno, sotto il peso degli enormi massi che siamo costretti a trasportare: questo è il mio dolore più grande.
– Giaela! Giaela aiutami! Questo masso è troppo pesante, non ce la faccio!
Mia madre mi sta chiamando, devo aiutarla o si farà male…
– Mamma! arrivo, aspettami!
Siria, Shareda
– Corri Rasheda! Corri! – grida la voce lontana di mia madre.
Poi uno scoppio dietro di me ed un forte dolore improvviso, un mattone mi ha colpito la spalla! Credo si sia slogata, ma io devo continuare a correre, non posso fermarmi o morirò. Non ce la faccio più! Ma cosa abbiamo fatto qui in Siria per meritarci questo! Sono nata che già c’era questa maledetta guerra, sono sedici anni che vivo nel terrore.
Un muro crolla accanto a me a causa dei bombardamenti, le pietre mi sfiorano i capelli, per un pelo non mi hanno colpita in pieno volto! Corro, l’aria è irrespirabile, continuo a correre, non vedo niente, il fumo me lo impedisce e in più ho perso di vista i miei genitori. Basta! Non voglio più vivere qui!
Egitto, Giaela
– Ci libereranno!
Da qualche tempo, fra gli ebrei corre voce che un uomo, un certo Mosè, guidato da Dio, voglia liberarci dalla schiavitù, promette di portarci in luogo bellissimo! Com’è che lo avevano chiamato? La Terra Promessa! Dove scorre latte e miele…
Per la prima volta scopro un nuovo sentimento nel mio cuore: la Speranza!
Siria, Shareda
– Rasheeda!
E’ la voce di mio padre che mi chiama. Attraverso il fumo denso riesco ad intravedere l’uscita. Corro ancora più veloce, finalmente sono fuori! Due figure non lontane da me mi vengono incontro, sono i miei genitori! Mi volto appena in tempo per vedere il mio palazzo crollare rovinosamente a terra.
– Vieni Rasheda, ce ne andiamo via di qua! – mi dice mio padre abbracciandomi.
Un altro scoppio, questa volta è più lontano.
– Forza! – urla disperata mia madre.
Così fuggiamo via, fuggiamo per salvarci la pelle.
Egitto, Giaela.
Oggi è il grande giorno, il faraone ha acconsentito al nostro rilascio. Partiamo alla volta di Succot. Siamo guidati da Mosè, anzi no… Siamo guidati da Dio!
Allora è questo il profumo della libertà!
Siria, Shareda
– Stiamo partendo, stiamo andando via, non ritorneremo mai più!
Sono queste le parole che continuo a ripetermi da questa mattina, da quando mio padre ha prelevato i soldi per pagare il viaggio che stiamo per affrontare. Camminiamo a passo spedito verso la barca – non ci posso credere, non torneremo mai più!”
Tutto ad un tratto sento degli spari dietro di me, – Oh no! Non può essere!…
Egitto, Giaela.
Sono ore che camminiamo, le nostre gambe sono stanche ma i nostri cuori colmi di gioia e di fede. Ci fermiamo sulle rive del Mar Rosso, passeremo qui la notte.
Ma che succede? C’è qualcosa che non va … Cosa? Gli egiziani ci inseguono? Dobbiamo scappare! In fretta! … Ma come faremo? Davanti a noi si stende il mare e dietro di noi i carri egiziani ci inseguono, siamo in trappola!
Siria, Shareda
– Che succede? – chiedo impaurita mio padre
L’imbarcazione è a pochi metri da noi, corriamo veloci per raggiungerla ma il rumore degli spari si fa più intenso e vicino… non faremo in tempo! Ci uccideranno!
Il gommone è ormai vicino, dobbiamo salire a bordo, sento che il motore è già acceso, stanno partendo senza di noi…
Corro ancora più veloce e con la forza della disperazione spicco un salto che mi fa atterrare all’interno dell’imbarcazione, anche mio padre fa la stessa cosa e aiuta mia madre a salire, ce l’abbiamo fatta! Siamo salvi!
Egitto, Giaela.
Oramai il mio popolo ed io siamo rassegnati, moriremo qui, uccisi da quei maledetti egiziani.
All’improvviso sento delle urla di stupore, mi volto.
– Non è possibile! – Mosè stende il suo braccio verso il mare ed un forte vento, con il suo potente soffio, divide le acque scroscianti … è un miracolo!
Corriamo increduli verso la riva ed attraversiamo all’asciutto l’enorme solco creatosi tra le due colonne d’acqua. Siamo emozionati ed impauriti. Gli adulti corrono, le madri tengono in braccio i bambini. Sento come se il mio corpo avesse perso il suo peso, le mie gambe non sono più stanche, mi sembra di volare!
Risaliamo la riva opposta e le acque si richiudono sui carri degli egiziani travolgendoli, nessuno sopravvive.
Allora il mio popolo intona un canto di gioia e di ringraziamento, il canto del mare: siamo salvi, Dio è grande! Dio è con noi!
Siria, Shareda
Siamo in viaggi da giorni.
Sono stipata in un angolo del gommone, schiacciata dai corpi di tutti gli altri. Questa barca è pericolante, trasporta troppe persone, non mi sento al sicuro. In più non abbiamo cibo, né acqua. Ho provato più volte a bere l’acqua del mare… non mi disseta, anzi sortisce l’effetto contrario … è salata! Spero che questo viaggio finisca presto!
Deserto, Giaela.
Sono passati anni dal miracolo del mare Rosso. I miei genitori non ci sono più, non hanno resistito al deserto, alla sete, alla fame, al troppo caldo. Io però devo farcela, io voglio entrare nella Terra Promessa dove scorre latte e miele, io resisterò fino alla fine!
Mar Mediterraneo, Shareda
Siamo ancora sul gommone, sono trascorsi quaranta giorni, i morsi della fame e della sete si fanno sempre più intensi, sempre più insopportabili. Mangerei qualsiasi cosa se solo ci fosse la possibilità.
Ad un tratto sento delle urla terrorizzate e subito dopo un fischio acuto, il suono più brutto della mia vita: il gommone si sta velocemente sgonfiando.
– Aiuto! – urlo, ma invano.
L’imbarcazione continua ad affondare e nel giro di pochi secondi mi ritrovo completamente immersa nell’acqua gelida del Mediterraneo.
Non so nuotare, sto affogando! E’ finita.
Poi sento un suono, sembra una barca, la guardia costiera!
Deserto, Giaela.
Cammino, ormai non vedo acqua da giorni.
Quarant’anni sono passati dalla nostra partenza, ed io soffro così tanto che per la prima volta mi trovo a pensare che sarebbe stato meglio rimanere in Egitto. Eravamo schiavi, certo, ma almeno un pasto ci era assicurato…
Ad un tratto si sente una voce gridare e poi un’altra ed un’altra ancora.
– Eccola! Finalmente! La Terra Promessa!
Gioia, gioia e gratitudine, sono queste le emozioni che mi riempiono il cuore.
Ricorderò questo giorno benedetto per il resto della mia vita, lo conserverò nella memoria come un tesoro prezioso.
Ora mi sento felice, come non lo sono mai stata, sia lodato Dio!
Italia, Shareda
Sono arrivata! La guardia costiera ci ha scortati fino alla costa italiana.
Questo è il momento più bello della mia vita. Piango, piango le lacrime che sciolgono tutto il dolore sofferto in questi terribili quaranta giorni. Ma piango anche di felicità, una felicità infinita, finalmente avrò una vita dignitosa. Basta correre, basta vivere nel terrore!
Mi volto verso i miei genitori, ci abbracciamo … siamo salvi!